

1961 Le cheftaines danno vita al Branco


Com’è, come non è, ad un certo punto i fratelli più piccoli si erano stufati di accompagnare le sorelle a “fare le coccinelle”. E anche le mamme cominciavano a chiedersi se non era il caso di aprire il mondo scout anche ai maschietti canturini.
La Mariadele con la Francesca si erano messe subito in moto e avevano assegnato ad Alma Nava il titolo di Akela, il capo branco e ad Ermanna Carugati il titolo di Bagheera, la pantera che ha “zampe che non fanno rumore, occhi che vedono nell’oscurità, orecchie che odono il vento delle tane, denti bianchi e taglienti”.
E poi avevano scelto don Ettore Lessa come Baloo, l’orso che ha il compito di insegnare ai lupetti la Legge, le Parole Maestre e la lingua della Giungla.
L’avventura inizia nell’aprile del 1961. Senza divisa e senza insegne, i primi lupetti di Cantù fanno il loro ingresso nello scoutismo. Ad accoglierli non ci sono i capi dell’ASCI, ma scolte dell’AGI che scelgono come servizio quello d’essere cheftaines, cioè capitane di lupetti.
Trovano una sede nella palestra del Collegio “De Amicis” di Cantù dove abita Baloo.
La vita dei nuovi lupetti è tutta da inventare e le cheftaines fanno del loro meglio per accompagnare i cuccioli ad essere veri lupi capaci di muoversi nella giungla.
Nel prato adiacente la palestra e alle prime uscite, insegnano loro a giocare lealmente, a costruire tane per la propria sestiglia, ad avere occhi e orecchie sempre aperti. E soprattutto a conoscere la Legge della Giungla, le parole della Promessa, del motto e l’urlo per rispondere prontamente al richiamo di Akela.
Alma Nava lascia l’incarico dopo pochi mesi ed Ermanna Carugati diventa Akela coadiuvata da una nuova Bagheera: Francesca Molteni.Maglietta verde, calzoncini blu, zucchetto verde, calzettoni e maglione blu, faccine allegre e gambe piene di corse, fazzolettone arancio e grigio: questi i lupetti del Branco canturino.
All’inizio le cheftaines si appoggiano all’ASCI di Como di cui è responsabile Lucio Bordogna. Con i lupetti del Como fanno grandi giochi (memorabili quelli svolti a Perego con don Lessa sempre al seguito). Oppure la straordinaria veglia notturna al Pian dei Resinelli.
Il Branco Cresce

Il primo lupetto a pronunciare la promessa è Luciano Giani che si trova all’inizio di una fila di altri cinque lupetti decisi come lui ad essere veri lupi: Giuseppe Mauri, Sergio Brenna, Alberto Maspero ,Lorenzo Porro, Massimo Molteni.
La grande cerimonia si svolge il 17 dicembre 1961 nei boschi del Roccolo, appena fuori Cantù.
Il Branco a poco a poco cresce e altre scolte sono chiamate a dare una zampa, cioè una mano. Gabriella Terzi è Hathi, l’elefante che rappresenta l’ordine e la fedeltà alla Legge della giungla e si preoccupa che sia rispettata; Paola Gaiani è Kaa, il pitone delle rocce dotato di grande forza e saggezza; e poi c’è Dede Colombo.
Le attività si susseguono con grande passione. Quattro le sestiglie, ciascuna con il proprio angolo/tana costruito dentro un locale della palestra del Collegio.
Le prime vacanze di Branco si svolgono nel 1962 al Prato della Noce, a Brinzio in provincia di Varese. I lupetti di Cantù sono ospitati in una bella casetta posta sul limitare del bosco, presa a prestito dall’ASCI di Gallarate. Si parte dalla Via Andina con un vecchio pulmino giallo e rosso messo a disposizione dalla Fonte Levissima. Gli zaini e tutto l’altro materiale viene legato al porta bagagli sul tetto del pulmino. I lupetti portano i loro guidoni e sono in perfetta divisa (non sappiamo come erano le divise al ritorno!).
Vi partecipano tre sestiglie: i Lupi Pezzati con Donato, Mario, Silvio e Angelo; i Lupi Rossi con Mauro, Maurizio e Marzio; i Lupi Neri con Alberto, Giorgio, Carlo e Carluccio. Per la cronaca, la Sestiglia d’onore delle Vacanze, quella che ha accumulato più punti durante le attività svolte, è quella dei Lupi Rossi. Le cheftaines al posto di comando: Ermanna, Francesca, Paola, Dede, Gabriella.
Durante l’anno, invece, a far la voce grossa sono le attività in sede o le uscite.
Quando sono in uscita, i lupetti attraversano le strade di Cantù divisi per sestiglia, in testa il capo sestiglia con guidone e per strada la gente guarda perplessa ‘sti bambini tutti seri camminare con passo svelto e solenne.

Una volta giunti alla meta, l’Ermanna/Akela presenta il programma della giornata che ha un tema, un motto, una serie di attività. Che sono sempre tante e che preparano al conseguimento di abilità, al superamento delle tappe intermedie che portano ai traguardi finali.
La “zampa tenera”, cioè il lupetto che ha appena pronunciato la propria Promessa, ma ancora non si è abituato alla vita del Branco, può così percorrere il suo cammino fino a diventare un lupo generoso e leale.
Quando l’Ermanna li chiama gridando: “Lupi, lupi, lupi!”, i lupetti lasciano quel che stanno facendo e arrivano da ogni dove, di corsa, guardati a vista da Bagheera, Kaa, Hathi e dalle altre cheftaines. Donne-capo che Baden Powell non aveva previsto, ma che la domanda di scoutismo aveva reso necessarie.
In molte realtà italiane le cheftaines svolgono un ruolo importante: rispondere ad una domanda di scoutismo là dove rovers ed esploratori non ci sono o sono ancora in formazione. In genere là dove le ragazze-scout nascono prima dei boy scout. Come è il caso di Cantù.
Per essere cheftaines a tutti gli effetti, non basta essere disponibili: la consacrazione avviene dopo la frequenza di un campo di formazione. Ermanna e Alma Nava nell’agosto 1961 sono a Le Fresnay, una località della Francia del nord dove si tengono appunto campi per futuri capi branco e per future cheftaines.
Le vacanze di Branco del 1963 si tengono a Gottro in Val Cavargna. I lupetti sono ospitati in una casa sul limitare del bosco.
Ma a vegliare sulla loro incolumità, poco più discosto si svolge il campo estivo degli esploratori. L’anno seguente sono ad Armio, un paesino di poche case in Val Veddasca.
Nel 1965 il “Campo delle nuove Frontiere” si fa in Val Camonica, a Palot di Fraine.
I lupetti affrontano difficili olimpiadi: staffetta, corse, sacchi, salti, lanci. Lo fanno con allegria e senza agonismo scatenato.

Nel 1966, dal 29 luglio al 4 agosto, i Lupi sono al “Campo della gioia” a Valtorta in provincia di Bergamo. E tornano ancora a Gottro in Val Cavargna nel 1967. Le sestiglie devono sfidarsi nel salto all’akela, nella caccia alla volpe nel lancio del peso e del sapone. E c’è Sergio che fa l’incantatore di farfalle.
C’è sempre un bel ricordo di queste Vacanze di Branco vissute in luoghi pieni di splendore e di vita! Il cielo, la terra, i prati rivestono la casa dei lupetti di solennità e di luce.
Fare vita di branco in mezzo alla natura è la più grande avventura scout: dormire insieme nel sacco a pelo, lavarsi al torrente, portare lo zaino, vivere l’allegria dei bivacchi, la Messa al campo sono eventi che non si dimenticano più.
I lupetti vanno nella “giungla” cantando, in fila, con il segreto desiderio di essere scelti per avere l’onore di portare il guidone! Imparano a guardare il fuoco che cambia continuamente aspetto, mentre i canti sotto le stelle danzano un po’ sopra il campo e poi volano via lontano:
“Fratelli alla candida luna cantiamo la nostra canzone più bella. Tra i faggi e gli abeti, che gioia, veniamo la nostra canzone a cantar. Una via sola è vera ha detto il lupo anziano e dietro lui noi siamo la traccia a seguitar”. |
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C’è sempre un bel ricordo anche dei Campi segnati da piogge insistenti che inzuppano prati e boschi; oppure di Campi che il sole a picco intontisce per gran parte del giorno; di Campi dell’alzabandiera al mattino, della cucina frugale; Campi dei bivacchi intorno al fuoco a cantare, mimare, recitare, leggere, ascoltare, danzare.
La bandiera in mezzo al campo sventola il suo messaggio: quella radura, quel prato, quel campo, pur lontani e fuori dal mondo sono un pezzetto di “patria”; l’altarino con la croce scout e le roselline selvatiche è un pezzetto di “Chiesa”, il cielo sopra il campo e tutto lo splendore del Creato che sta intorno sono un pezzetto di “Dio”.
E quando lasciano il Campo, non lasciano tracce del loro passaggio, portano via, rigorosamente, tutto e sistemano la piazzuola del fuoco perché tutto ritorni come era prima.
Durante l’anno la vita del Branco è scandita da molte uscite: nei boschi verdi del Roccolo, nei prati di Cermenate, lungo la Serenza in quel di Figino, a Navedano tra le poche, vecchie case. I lupetti fanno giochi per superare le prove di Prima Stella (nodi, salto alla corda, scalpo), s’arrampicano sugli alberi come scoiattoli, ma soprattutto imparano ad osservare la natura a sentire la bellezza dei paesaggi, il variare delle stagioni e dei colori.
Parallelamente, in questi anni, a Cantù crescono esploratori e rover: l’ASCI è ormai pronta a prendere le redini del Branco.
Il primo esploratore ad accogliere l’invito d’essere Capo Branco è Vitale Broggi quasi subito sostituito da Vito Colombo che nell’estate del 1967 partecipa alle attività dei lupetti per conoscerne il mondo e la vita.
Nell’ottobre 1967, durante l’uscita al Roccolo le cheftaines lo presentano come nuovo akela e salutano i lupetti con non poca tristezza. Escono di scena, per sempre.
Sette anni di figure femminili in una giungla che sembrava dominio dei maschi.
Ma i cuccioli, si sa, stanno bene e si sentono protetti forse e anche di più da figure materne e ai lupettini dava sicurezza avere un’akela con gli occhi affettuosi come quelli dell’Ermanna o la bagheera Francesca che correva come loro in mezzo al bosco o la Paola Kaa che non aveva nulla del pitone sibilante, ma li onorava con smaglianti sorrisi o l’Hathi-Gabriella che curava le sbucciature alle ginocchia senza neanche far uscire un lamento o avere una Dede bagheera che copriva di coccole un lupetto al suo primo Campo estivo colpito dalla nostalgia di casa proprio prima di dormire.
“Sono stati anni felici – dice l’akela Ermanna. Pur essendo noi scolte dell’AGI, portavamo il fazzolettone con i colori dei lupetti e il Branco era per noi come una famiglia. Era bello vederli crescere in continua corsa nei prati, in continuo movimento, saltare da un ramo all’altro, divorare i panini del pranzo al sacco, tornare in sede la domenica successiva pronti a nuove avventure”.
Adesso i lupi d’allora sono uomini fatti, ma quando ripensano a quell’esperienza, a quella Promessa recitata con il cuore in gola, un po’ di magone gli viene. Ma è giusto così.
Rosanna Moscatelli – Cantù, 18 gennaio 2016
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